Il sostegno per Stefano Bonaccini alla guida del Pd trova largo consenso del Pd, soprattutto da chi vuole eliminare le correnti interne.
Secondo il governatore dell’Emilia-Romagna “Le correnti hanno esaurito la loro funzione: non stanno producendo pensiero, sintesi, classe dirigente, merito”. Anzi, è proprio a causa delle correnti che il Pd non riesce a trovare la bussola più o meno dalla sua nascita. Per quanto riguarda la sua appartenenza, Bonaccini fa parte della base riformista renziana, l’unica differenza è che non è così avverso ad un’alleanza con i 5 stelle. Per le primarie per il prossimo segretario del partito Bonaccini sembra comunque il favorito tanto che alcuni hanno rinunciato alla propria candidatura per sostenerlo come Ricci.
Bonaccini potrebbe essere quello che serve al Pd in questo momento che cerca una rifondazione e un cambio strutturale radicale, ovvero quello di cui ha bisogno e il governatore emiliano ha la leadership per farlo.
Il cambiamento radicale del governatore
“Un grande partito o è plurale e aperto o non è, ma bisogna cambiare radicalmente. Io ho chiesto a ciascuno e a tutti di valutare le proposte che avanzo, ma di cambiali non ne firmo e non offrirò rendite di posizione. Lo dico prima per chiarezza e forse così si paga un prezzo, ma dall’opposizione ce lo possiamo permettere.”
Il governatore è convinto di “avere l’esperienza e la solidità per poter gestire le turbolenze che ciò comporta. È ora di cambiare davvero e sento di avere al mio fianco tanti militanti, amministratori, elettori, donne e uomini che non ne possono più” ha detto il candidato. Bonaccini rinnega Renzi opponendosi a lui perché non ha mai lasciato il partito ma critica anche Conte che attacca tutto senza proporre soluzioni. Si mostra molto pragmatico e con molta voglia di fare, creare un’alternativa valida alla destra un grande partito progressista altrimenti Meloni governerà per altri 20 anni, ha ammonito.